Il «Cántico» A e A' di Juan de la Cruz, a proposito di una nuova edizione
Paola Elia
L'edizione del Cántico di Juan de la Cruz, uscita nel 1981 a opera di Eulogio Pacho, contiene solo il testo del CA e del CA'. In un prossimo volume, promette l'editore, seguirà il CB.
La problematica relativa alle tre redazioni del Cántico (A, A' e B) ha suscitato, fin dal XVII secolo, vivaci discussioni dei filologi in seguito alla scoperta di nuove testimonianze manoscritte identificate, quasi puntualmente, con il «codex optimus» o «el limpio» da parte dei rispettivi scopritori1.
Nel Convegno
Nazionale dell'A. Isp. I. di Verona del 1981 sull'Ecdotica e
testi ispanici, si è riproposto «con più urgenza, il problema di fissare
definitivamente il testo delle opere di Juan de la Cruz, e in
particolare del Cantico Spirituale»
ed è
stata segnalata l'imminente edizione di Eulogio Pacho, «risultato di anni di acuto e generoso
impegno»
2.
L'intento del
recensore, in questa occasione, è quello di verificare se
nell'attesa edizione vi sia effettivamente «la soluzione dell'appassionante problema di
critica testuale»
3.
Sembra inutile, almeno in questo contesto, percorrere le varie
tappe della «trayectoria histórica
del texto»
, tema peraltro ricorrente nella bibliografia
del mistico e ben noto agli studiosi di ecdotica sanjuanista. Ci si
deve limitare invece a fornire solo alcuni dati sulla problematica
testuale del Cántico, indispensabili per addentrarci nei
capitoli relativi al rapporto tra i testimoni (che costituiscono la
parte più complessa e spesso più confusa del saggio
introduttivo all'edizione) e che permetteranno una migliore
leggibilità di alcune nostre osservazioni.
Le
«Canciones espirituales»
del Cántico di Juan de la Cruz «no brotaron en un
único momento de
inspiración»
, così afferma E.
Pacho; furono infatti necessari più di sei anni di
«gestación» prima
che venisse portata a termine la prima redazione4.
La «trayectoria
textual» del Cántico si inizia (nel 1584) quando
si riproducono le prime copie manoscritte del «poema primitivo» (CA) a
cui Juan de la Cruz apporta (in tempi diversi) notevoli varianti,
tramandate poi da altri testimoni. Tra un Cántico manoscritto e l'altro si
possono osservare infatti notevoli discrepanze: 39 strofe nel CA e
40 nel CB con un diverso ordine nella loro successione e
manipolazioni testuali nelle due «declaraciones», tali da
far configurare una nuova redazione5.
Differenze di minor rilievo caratterizzano poi un gruppo di
testimoni (CA') all'interno del CA: diverso sistema di citazioni
bibliche6
e numerosi ritocchi grammaticali e letterari rendono più
fluida la lettura. Anche in questo caso si conclude che le varianti
potrebbero essere redazionali e non frutto dell'iniziativa di
amanuensi zelanti7.
Nel XVII secolo Andrés de la Encarnación scopre il più significativo dei testimoni del Cántico A: il manoscritto di Sanlúcar de Barrameda, che contiene varie correzioni e annotazioni marginali accettate ormai da tutti gli studiosi sanjuanisti come autografe di Juan de la Cruz. Le incertezze che potevano far dubitare dell'autenticità del CA' e CB vengono così dissipate, dato che le correzioni e annotazioni di S (indicate con la sigla S*) sono inserite parzialmente nel testo dei testimoni del CA' e integralmente (spesso ampliate) nel CB. Il Cántico che dominerà il campo editoriale dal 1627 (Roma) è quello «revisado» A'; dal 1703 lettori sanjuanisti incominceranno a preferire il CB8.
Le numerose copie
manoscritte che si sono conservate (nessuna di esse è
autografa) e gli appassionati articoli pubblicati da diversi
critici hanno così reso complessa e intricata la questione
testuale del Cántico. E. Pacho, da parte sua, usa
prudenza nell'azzardare conclusioni sull'autenticità delle
due redazioni e non si allontana molto da quanto ampiamente
convalidato da altri autorevoli critici (R. Duvivier ad
esempio)9.
Infatti afferma: «Ambos textos convivieron pacíficamente
como del Santo. No tenemos motivos suficientes para pronunciar un
juicio salomónico contra ninguno de ellos. Mientras no
surjan descubrimientos decisivos debemos respetar la vida de
ambos»
10.
Non è nostra intenzione entrare nel merito di una
problematica così spinosa quale quella della
«paternidad» delle diverse
redazioni del Cántico; non escluderemmo però la
possibilità che Juan de la Cruz abbia avuto tra le mani
diverse copie manoscritte del Cántico, e che perciò siano esistiti
altri esemplari variamente annotati con appunti marginali, aggiunte
o correzioni autografe (come quello di Sanlúcar) passate nei
testimoni del CA' e CB. Di conseguenza tanto A' quanto B
rappresenterebbero due momenti della «gestación» poetica
di Juan de la Cruz11.
Si tratta di una supposizione che però potrebbe trovare
conferma solo dopo un accurato esame delle varianti della
tradizione. Ci sembra quindi opportuna la giustificazione di E.
Pacho nel presentare l'edizione integrale del CA': «Cualquiera que sea la
opinion sobre la procedencia del texto revisado, existen razones
válidas para reproducirlo de nuevo en su integridad y con
sus modificaciones textuales propias. Como documento
histórico tiene importancia en toda la problemática
del Cántico, pero la
dificultad de consultar las viejas ediciones obstaculiza con
frequencia un contacto directo con el
mismo»
, e ancora: «La trayectoria textual
del Cántico reclama
una edición completa del
CA'»
12.
Quasi 600 pagine di Introducción precedono l'edizione sinottica del CA e CA', che è quanto di più voluminoso sia stato mai stampato durante il travagliato iter testuale del Cántico. In questa edizione per la prima volta si tiene conto dell'intera tradizione (manoscritta e a stampa) e vengono annotate in apparato tutte le rispettive varianti.
Le notizie raccolte da E. P. sulla Composición e Difusión manuscrita (I e II cap.) costituiscono il frutto di un lungo processo di ricerca, finalmente ricomposto e presentato unitariamente.
Nella descrizione dei testimoni conosciuti nelle due redazioni transmisión textual, III cap.) non sono esclusi i manoscritti che trasmettono solo il testo della poesia senza la declaración né le citazioni in opere di scrittori mistici contemporanei di Juan de la Cruz.
Il testo della poesia con il commento è tramandato, nella prima redazione (CA), da 6 mss. (più 2 frammentari) e 2 edizioni antiche: una in spagnolo (1627) ed una in francese (1622)13. La tradizione del CA' è più ricca: 13 mss. (oltre ad alcuni frammentari o riassuntivi) e 3 edizioni antiche: una in spagnolo (1630), una in italiano (1627) ed una in latino (1639-40)14.
Quanto al rapporto tra i testimoni già dai titoli diversi: Clasificación de los testimonios del CA e Clasificación textual de los testimonios del CA' (IV e V cap.), ma soprattutto dal criterio filologico non sempre uniforme dei capitoli in questione, si ha l'impressione che E. P. abbia condotto a termine le edizioni del CA e CA' con l'idea iniziale di stamparle separatamente e che abbia deciso solo in un secondo momento di presentarle in edizione sinottica. Dalla lettura traspare spesso infatti il «collage» di due ricerche diverse riunite con fatica in un unico volume.
La preferenza per l'edizione sinottica (nelle pagine pari il testo del CA e in quelle dispari il CA') è a parer nostro discutibile. Le differenze tra A e A' non sono poi così sostanziali e E. P. avrebbe potuto metterle in evidenza con qualche accortezza tipografica (ad es. un diverso carattere di stampa: corsivo, grassetto,...) senza costringere il lettore a un'affannosa ricerca per individuare nel secondo dei due testi (per lo più identici) gli interventi operati dall'autore nella prima revisione, e a una inutile doppia lettura. L'edizione sinottica in questo caso potrebbe risultare utile solo al fine di presentare distintamente l'apparato delle varianti.
Altra
difficoltà per il lettore è la necessità di
avere a portata di mano almeno altre due edizioni del Cántico senza le
quali non è possibile collocare le varianti nel loro
contesto, dato che E. P., nei
capitoli dell'introduzione, rimanda «con la finalidad de
facilitar la comparación»
, ora nelle
pagine delle «ediciones
modernas», ora a quella fototipografica del
ms. S, raramente ai ff. dei mss.
(purtroppo frequenti errori di stampa rendono ancora più
arduo il raffronto). Sarebbe stato più logico
«facilitar» il lettore
riportando almeno tra parentesi anche il numero della pagina e del
rigo corrispondenti al testo di questo volume. Bastano alcuni
esempi: alle pp. 125-129
dell'introduzione, a proposito delle differenze più
sostanziali tra A e A', per avere la possibilità di
distinguere subito tra le due redazioni, sostituiremmo il
riferimento di E. P.
«Canc. 1, N. 2» (ove 1
indica la canción e 2 un capoverso) con CA 1, 39-43;
CA' 1, 35-39 (indicando con il primo numero la canción e con il
secondo il rigo della declaración relativo a questa edizione) e
ancora: «Canc. 1, N. 9-10 » = CA
1, 118-133; CA' 1, 104-114 (CA y a este tiempo amoroso es la
conmutación...) (CA' y a este tiempo es la
conmutación...). «Canc. 2, N. 4» = CA 2,
54-61; CA' 2, 48-54. «Canc. 3, N. 4» = CA 3,
33-41; CA' 3, 32-38, ecc.
Anche a p. 331 poteva essere evitato, all'interno dell'elenco delle «alteraciones» che distinguono TKM, l'improvviso salto di riferimenti: dalla numerazione di questa edizione a quella di S («lo fuerte add. y TKM: 29-30, 145» e subito dopo «se da claro a entender S]TK(M) se dará claro a entender 13; I, 156, 13»).
Nella Clasificación dei
testimoni del CA, E. P. usa un
sistema molto singolare per indicare il rapporto tra i mss. T e M che, scoperti in tempi
relativamente recenti, sono letteralmente «incorporados» all'interno
delle «diferencias» che separano
la famiglia K da S. Un elenco interminabile di varianti comuni a
KMT, a KM e KT o esclusive di K, confuse tra loro e distinte solo
in: 1 Cambios o
alteraciones de diversa índole = diferencias, 2 Ejemplos de omisiones
corrientes, 3 Omisiones por homoiecartón o
haplografía, 4 Adiciones sencillas, 5 Inversiones o transposiciones de palabras y
frases, costituisce l'insieme degli errori significativi,
varianti adiafore o errori singoli che dovrebbero dimostrare
l'indipendenza di K da S e viene così introdotto da
E. P.: «para que se compruebe
más fácilmente esta concordancia y se sitúen
luego estos dos mss., los
colocamos entre paréntesis, a seguido de K, cuando presentan
lecturas en contra de S»
15.
Ancora una volta E. P. non
riesce nel suo intento di «facilitar»; sarebbe stato
opportuno eliminare le numerose varianti adiafore e separare gli
errori di KTM, di KT (che oltretutto non sono così
significativi e potrebbero essere tutti indipendenti) e di KM, per
poi individuare gli errori propri di ciascuno di essi e provare
così che nessun manoscritto dipende da un altro.
Il paragrafo sulla Situación de M è assai confuso. E. P., per dimostrare che M e K hanno un ascendente comune, elenca tutti gli errori di KTM alternandoli con quelli esclusivi di KM. In questo caso però non vengono ripetute le lezioni varianti: un numero arabo rimanda all'elenco interminabile di cui sopra.
Quanto alla Preeminencia de S (p. 342, paragrafo che forse meritava la precedenza rispetto a quello relativo a TKM), diverse osservazioni potrebbero essere avanzate. Qui E. P. distingue gli errori esclusivi di S in: a) Faltas de índole fonética, gráfica o gramatical, b) Faltas textuales exclusivas del ms. S, c) Faltas de S compartidas por otros mss., d) Faltas de S compartidas por todos los mss. menos uno, ed infine gli errori di ST. Tralasciamo il punto a), dato che le varianti grafiche non sono separative e semmai andrebbero confrontate con l'ortografia sanjuanista. Degli errori elencati nel punto b) alcuni potrebbero essere la buona lezione16, in altri casi si tratta di errori insignificanti correggibili con facili congetture17, altri sono corretti nel manoscritto dalla seconda mano18. Negli errori di S comuni ad altri testimoni elencati in e) dovrebbero essere eliminate le varianti adiafore19, gli errori indipendenti20 e segnalati solo alcuni esempi significativi tra gli errori comuni a ST21, quindi l'elenco risulta inutile. Anche al punto d) gli sporadici errori di S, comuni a tutti i mss. meno uno (per lo più M), non sono significativi e potrebbero invece essere interventi del copista di M22.
Quanto ai rapporti
tra S e T, E. P., dopo aver
distinto tra: a) gli errori esclusivi e b) quelli compartidos por otros mss., non si dichiara convinto di una
diretta discendenza di T da S, infatti conclude: «Termina el prolixo
análisis sin resolver de modo perentorio la cuestión
pendiente»
23.
Se T ha tutti gli errori e le letture caratteristiche di S
più alcuni errori propri dipende certamente dal ms. di Sanlúcar. Come si è
già fatto osservare, le faltas textuales exclusivas del ms. S elencate da E. P. non sono separative; di conseguenza
non è da escludere la possibilità di una diretta
discendenza di T. È singolare l'errore che S e T hanno in
comune al CA 12,60 (non considerato da E. P.): pena S, pena)mas sul rigo S*; la
vicinanza di m alla parentesi ha indotto il copista di T a
leggere pena y
nos (anche
E. P. cade nel medesimo errore e
legge pena y
mas a
p. 491, che poi corregge nel testo).
Questo e altri esempi simili potrebbero dimostrare che T copia S
con alcune correzioni o che T dipende da un antigrafo che copia
S24.
Nel cap. VI vengono prese in esame le correzioni di seconda mano di S ( = S*) per stabilire il collegamento tra queste e le due redazioni; si distingue tra: a) correzioni che non hanno riscontro nei testimoni del CA, e b) note di S* che corrispondono ad alcuni mss. del CA. Nel secondo caso (punto b) è difficile stabilire se si tratta di interventi di Juan de la Cruz o dello stesso copista che ha trascritto il ms., dato che sono per lo più correzioni operate sulla parola (es. temiendo per teniendo, dignidad per diuinidad). In ogni caso non si possono stabilire i rapporti tra i testimoni in base alle coincidenze nella buona lezione.
E. P. non arriva alla ricostruzione dello
stemma che tenga conto di tutti i mss. (egli presenta solo dei possibili
collegamenti tra testimoni), non riuscendo a stabilire con
sicurezza, attraverso l'esame delle varianti, la posizione che S
verrebbe ad occupare nello stemma rispetto a T, e conclude:
«El lector juzgará
a la vista de estos datos si es preferible el proceso unitario o la
bifurcación... en qualquiera de las alternativas no se
altera el resultado final respeto al texto
base...»
25.
L'edizione del CA, pur essendo corredata da numerose e documentate note linguistiche, letterarie e teologiche, utili per la chiave di lettura del linguaggio pseudo-bucolico del testo, suscita tuttavia alcune osservazioni.
L'editore ha
dichiarato ripetute volte che il testo del CA si basa sul
ms. S, aggiungendo, poi: «tal como aparece
después de las correcciones
autógrafas»
26.
Infatti, nelle Normas
seguidas en la edición (cap. VII), avverte che utilizzerà le
parentesi quadre incomplete ([]) per indicare sia «todo lo que en el texto
editado es autógrafo»
, che le
«notas adicionales que no
corrigen el texto de S, sino que anuncian temas a
desarrollar...»
. Ora non si può dare
eccessiva importanza ad un testimone solo perché è
servito all'autore da collettore di «notas»27.
Bastava a tale scodo l'edizione fototipografica di Silverio de
Santa Teresa. Nella ricostruzione del testo critico del CA, S*
dovrebbe perciò avere il giusto luogo in apparato e essere
utilizzato solo per correggere gli errori del copista di S, senza
tener conto degli interventi più sostanziali operati sul
testo dall'autore. Soprattutto tenendo conto che quelle
«notas» figureranno quasi
esclusivamente nel CB.
Quanto alla classificazione dei testimoni del CA' (cap. V), E. P. si propone di stabilire le famiglie in base agli errori comuni, che presenta, in questo caso, unitamente, senza distinguere, come per CA, tra «cambios, alteraciones, omisiones» o «adiciones».
Tutti i testimoni del CA' hanno errori esclusivi, quindi nessuno è copia dell'altro.
Gli errori comuni fanno individuare i seguenti ascendenti tra i mss.: G e M6 risalgono ad uno stesso antigrafo come pure M6O, PM5, EI, LHM8, LH e V3LHM.
Le coincidencias de V3 con LHM8 y otros mss. e quelle di V3 con otros grupos o mss. vengono presentate in un quadro alquanto confuso. Era necessario districare l'ingarbugliata matassa di «coincidencias» e segnalare solo quegli errori significativi che, forse, avrebbero potuto indicare nello stemma una probabile contaminazione tra i testimoni V3, M6, O.
Il paragrafo sulla Situación de las ediciones típicas r-j (alle pp. 462-470) interrompe bruscamente la definizione dei rapporti tra i mss. del CA', che poi riprenderà con il cap. VI: Relación entre los diversos grupos, dove solo con «simples» varianti sono indicate le «correspondencias» all'interno di GM6 LHM8 V328.
All'interno delle coincidencias entre GM6-PM5 vengono segnalate le varianti o gli errori non significativi comuni anche ad altri testimoni, perciò non separativi.
L'elenco di «coincidencias» nella tradizione del CA' continua ancora per varie pagine e, quasi puntualmente, non si tratta di varianti caratteristiche esclusive dei mss. indicati nei titoli che le precedono.
A questo punto si sente la necessità di far riferimento esclusivamente alle varianti indicate nell'apparato critico, dato che la Clasificación textual non aiuta a ricostruire lo stemma, dovendosi individuare da interminabili elenchi gli errori separativi.
I rapporti tra le due redazioni del CA e CA' (pp. 488-492) non riescono a definire con chiarezza la discendenza del «texto revisado». È evidente, afferma E. P., che il testo del CA' non dipende da S/S*. Le correzioni di S che coincidono con il testo del CA' e CA (Coincidencias de CA' con S* y mss. de CA, contra S p. 489) potrebbero essere degli errori propri del ms. di Sanlúcar29. Ancora una volta E. P. stabilisce la parentela tra i testimoni in base alle coincidenze nella buona lezione30.
In ogni caso
l'ipotesi che avanza E. P.,
cioè che il CA' «proceda de una copia desconocida...
notablemente afín a S»
, sembra la
più prudente; ma non sono da escludere neppure altre
possibilità convalidate solo da un nuovo esame degli errori
comuni.
Meno prudente
sembra l'affermazione circa «la particular afinidad del CA' con ciertas
lecturas (por lo general correctas) del ms. M y el consiguiente alejamiento de los
otros del CA»
(p. 496).
Crediamo sia inutile ribadire che le «lecturas correctas» comuni a CA' e M non possono essere separative rispetto agli altri testimoni del CA31.
Quanto alle
Normas per
l'edizione del CA', a prescindere dalla scelta di presentare
integralmente il testo, E. P.,
dovendo stabilire il ms. che
utilizzerà come base, afferma semplicemente: «...no hay un punto de
referencia tan seguro como para el texto primitivo... Analizadas
las peculiaridades de la composición y aislados los lugares
en que se ha producido de intento la revisión, la mayor
proximidad al CA parece resultar la norma preferible. De ahí
que sirvan de base los grupos representados por GM6 y
PM5j,
como los mejores calificados [?]... cualquier otro criterio
sería todavía más aleatorio, al no poder
identificar al ms. arquetipo de la
recensión»
32.
Di J. de la C. ci sono pervenuti alcuni scritti autografi. Uno dei meriti di E. P. è quello di aver preso in considerazione questi elementi per stabilire la «clave ortográfica» dello scrittore mistico. Il capitolo VI sull'Ortografía sanjuanista e la conseguente transcripción del texto merita perciò più attenzione e, forse, E. P. avrebbe dovuto farlo precedere alla classificazione dei testimoni, dato che gli errori di S (sicuramente corretto da J. de la C.) sono quasi esclusivamente varianti grafiche. Di conseguenza per la trascrizione delle opere del mistico bisognerebbe far riferimento, almeno per i dati che E. P. è riuscito a stabilire, alla sua «clave ortográfica». Ma non è il solo merito che va riconosciuto a questo voluminoso lavoro che dimostra un notevole impegno per l'ampio corredo bibliografico. E. P., spinto probabilmente dalla sua competenza teologica, ha avuto il coraggio di tentare di risolvere da solo un problema che certamente ha bisogno, per essere rivisto sulla base di criteri ecdotici più moderni, non solo del teologo, ma anche del filologo. In questo caso si sarebbero potute eliminare, ad esempio, le frequenti ripetizioni, nell'esame dei rapporti tra i testimoni, di affermazioni ovvie e ridurre gli infiniti elenchi di «coincidencias» inutili per la ricostruzione del testo critico, ma che, al contrario, rendono dispersivo e non risolutivo il discorso filologico. Si sarebbero inoltre potute risparmiare anche le contraddizioni tra l'introduzione e il testo critico33.
In ogni caso questa edizione si sarebbe dovuta dividere almeno in due volumi: il primo contenente uno studio monografico completo di tutte le notizie relative alle tre redazioni, l'altro contenente esclusivamente le edizioni del CA e CB, con le differenze rispetto a CA' evidenziate in una prima fascia di apparato. In questo caso forse la «trayectoria histórica» del Cántico sarebbe stata finalmente ricostruita e presentata nella sua totalità. Di conseguenza la risposta a quanto ci eravamo proposti di verificare all'inizio (stabilire cioè se questa nuova edizione risolve finalmente i problemi di critica testuale del Cántico) sarà senza dubbio negativa.
* * *
Ora, senza addentrarci in un esame puntuale di tutte le varianti delle due redazioni, necessario per ricostruire lo stemma codicum almeno del CA e CA', segnaliamo qui solo gli errori più significativi che sono emersi dalla collazione di questa edizione con i mss. S e T34.
-
Testo critico
- 1.37 otro fuera (otro estar fuera)
- 2.54 siempre lo vuiese (s. le v.)
- 2.117 Él es (Él solo es)
- 3.72 contra esas fieras (c. estas f.)
- 3.103 y la (y)
- 5.28 para concurrir (p. poder c.)
- 7.104, 105 entener (entender)
- 9.81 a saber (es a s.)
- 12.74 la hagan (le h.)
- 12.85 cancions (canciones)
- 13-14.52 todas la (t. las)
- 13-14.379 donde (d. le)
- 17.70 de su (en su)
- 17.135 omesso: (en aquella beuida)
- 19.46 y el (el)
- 19.77 omesso: (haziendo todo lo que hago por amor)
- 20.55 conuine (conuiene)
- 20.75 es a saber (es de s.)
- 23.73 lo que (lo cual)
- 27.26 prinipio (principio)
- 27.104 la qual (la que)
- 29-30.115 de demonio (del d.)
- 33.49 aduuo (anduuo)
- 35.23 goçes (goços)
- 36.111 a ella (a esta)
- 36.113 gustándola (gustándolo)
- 38.149 Dos (Dios)
-
Apparato varianti
- 2.41, 42 qualesquier om. T
- 5.66 a (todo) om. T
- 7.45 omettere: contino] contirio S
- 9.39, 40 que de hecho se le lleua T
- 9.41 o robado T
- 9.49 su om. T
- 10.15 aquello y ama T
- 10.15 omettere: que1 bis T
- 11.39 la1 om T
- 12.114 por la] por el T
- 13-14.55 omettere: los quales... siguen om. T
- 13-14.153 en] de T
- 13-14.262 omettere: escura] obscura T
- 13-14.333 delante add. de T
- 13-14.434, 435 ex esto causa S
- 15.109 esto] esso T
- 16.102 mea exardescit T
- 16.124 omettere: y2 om. T
- 16.125 y (la) om. T
- 16.141 y no suauiçando aun ST
- 16.161 no] ne T
- 17.10 enagenación] en enagenación T
- 17.21 podedemos T
- 17.109 del] de T
- 19.16 todo om. T
- 19.36 Dios om. T
- 19.40 todos1 om. T
- 19.40, 42 omettere: y tanbien sus apetitos... todo este caudal T
- 19.70 omettere: me om. T
- 19.74 omettere: y add. de mi T
- 19.76 y add. de mi T
- 19.84 es] esse T
- 20.14 osado] osada S
- 20.21, 22 por tan bien T
- 20.65 gana add. de T
- 20.67 y a sí] y ansi T
- 21.43 omettere: si se adquiriesen] si adquiriesen T
- 21.95 omettere: lauréola] lauréolas T
- 23.6 veian corr. vyan T
- 23.15 tanbien parece inv. T
- 25.26 omettere: mayor = mss]mayoi S
- 25.39 goçando] goçandose T
- 25.56 por] para T
- 25.106 de vnion om. T
- 26.10 omettere: sed S in signum corr.
- 26.74 omettere: por om. T
- 26.78 para om. T
- 26.103 aquilo] achilon ST
- 26.108 omettere: que2 om. T
- 26.109 que1 om. T
- 26.132 a su add. amado T
- 26.135 omettere: se om. T
- 26.136 se om. T
- 27.104 qual] que ST
- 28.11 mysterios] materias ST
- 28.17 omettere: ella add. y T
- 29-30.45 omettere: de om. T
- 29-30.47 omettere: sí corr. S
- 29-30.51 sí corr. S
- 29-30.57 que en] quen S
- 29-30.58 y om. T
- 29-30.165 omettere: en (Dios)] con T
- 29-30.189 eso] esto T
- 29-30.194 dichas om. T
- 31.26 con su] a su T
- 34.70 le] se T
- 35.9 en T
- 35.64 ama corr. S* ex amas
- 37.6 el otro] esotro T
- 37.33 omettere: toda es ya voluntad de Dios om. homot. T
- 38.106 y llegado ha el T
- 39.26 su1 om. T
- 39.36 al] el T
- 39.42 vencidas y amortigados T.