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21

E. ALARCOS, op. cit., p. 54. (N. del A.)

 

22

F. XIMÉNEZ DE SANDOVAL, Una carta desconocida de Meléndez Valdés in «Estudios Extremeños», XVI, 1960, p. 178. Sul Cáseda, vedi: J. DEMERSON, Tres cartas -dos de ellas desconocidas- de Meléndez Valdés a Don Ramón Cáseda in «Boletín de la Real Academia Española», XLV, 1965, pp. 117-139. (N. del A.)

 

23

J. CADALSO, Obras inéditas in «Revue Hispanique», I, 1894, pp. 317-321. (N. del A.)

 

24

È l'idea che della scuola di Salamanca ebbe il Menéndez Pelayo (M. MENÉNDEZ PELAYO, Hist. de las ideas estéticas... cit., III, p. 442 ss.; Nuestra literatura en el siglo XVIII, in Estudios y Discursos de crítica histórica y literaria, IV, in O. C., Santander, 1942, IX, p. 11) e che è stata fatta sua dal Real de la Riva (C. REAL DE LA RIVA, La escuela poética salmantina del siglo XVIII in «Boletín de la Biblioteca de Menéndez Pelayo», XXIV, 1948, pp. 321-364) il quale distingue una prima fa se che chiama Academia cadálsica da una seconda, successiva alla partenza di Cadalso da Salamanca e che viene definita Parnaso Salmantino sotto la guida di Diego González. Seguirebbe una terza dominata da J. Meléndez Valdés. Nello stesso ambito si muove il Monguió (op. cit.) anche se tende a far promotore del movimento di rinascita poetica Diego González piuttosto che Cadalso. Già s'è detto che l'attività di Diego González precede in Salamanca certamente l'arrivo di Cadalso ed è improntata a una ripresa del gusto classico; ma l'importanza del contributo di Cadalso non è tanto stilistico-formale quanto ideologica. (N. del A.)

 

25

J. BENEYTO PÉREZ, La escuela iluminista salamantina, Salamanca, 1949. (N. del A.)

 

26

Al Menéndez Pelayo (M. MENÉNDEZ PELAYO, Historia de las Ideas Estéticas... cit., III, p. 215) risale il giudizio che l'opera di Luzán «gozó autoridad de código por más de una centuria», mentre la critica posteriore s'è affannata a individuare le fonti del pensiero di Luzán, ora sottolineando la prevalenza degli influssi italiani (L. DE FILIPPO, Las fuentes italianas de la «Poética» de Ignacio de Luzán in «Universidad», XXXIII, 1956, pp. 75-107; M. PUPPO, Fonti italiane settecentesche della «Poética» di Luzán in «Lettere Italiane», XIV, 1962, pp. 265-284), ora il prevalete degli elementi tradizionali aristotelici (J. CANO, La poética de Luzán, Toronto, 1928). Ma la questione del «gallicismo» (sostenuto nell'Ottocento) o «italianismo» o «aristotelismo» di Luzán cosí com'è stata posta è indubbiamente una questione inutile. Ben piú felicemente il Lázaro (F. LÁZARO CARRETER, Ignacio de Luzán y el Neoclasicismo in «Universidad», XXXVII, 1960, pp. 48-70), rilevando come tutte le poetiche sia italiane che francesi derivino da Aristotele, osserva quanto vano sia l'andare a cercare in un singolo elemento l'origine dell'opera di Luzán. (Anche una recente accurata indagine statistica delle fonti di Luzán conferma questo punto di vista: cfr. R. P. SEBOLD, A statistical analysis of the origins an d nature of Luzán's Ideas on Poetry in «Hispanic Review», XXXV, 1967, pp. 227-251). Per il Lázaro è invece importante sottolineare che Luzán scrisse la sua Poética con «un fin muy concreto, históricamente muy delimitado... con el fin de cambatir el barroco y ofrecer fórmulas para el futuro de nuestra poesía» (p. 58). Non fu Luzán per il Lázaro un vero e proprio neoclassico ma «el único representante de un espíritu clásico que pudo ser y no fue en nuestra patria» (p. 70). Il Lázaro apporta (p. 49) la testimonianza di Quintana che non riconosceva importanza storica e possibilità di determinare influenze a Luzán: «No es de extrañar pues que la Poética fuese poco leída entonces y que, por de pronto, su influjo en los progresos y mejora de este arte fuese corto o más bien nulo» (B.A.E., XIX, pp. 146-147). Aggiungeremo un'altra testimonianza in questo senso: quella di Leandro Fernández de Moratín che di Luzán afferma: «su Poética impresa en el año 1737, no se leía en el de 1760» ( L. FERNÁNDEZ DE MORATÍN, Vida de Don Nicolás Fernández de Moratín, in Obras, B.A.E., II, p. VIII). (N. del A.)

 

27

I. LUZÁN, La Poética, Zaragoza; 1737, p. 7: «la razón y las reglas de Aristóteles... han sido siempre la norma más venerada de todos los buenos poetas». (N. del A.)

 

28

L. A. MURATORI, Della perfetta poesia italiana, Modena, 1706. Il pensiero estetico del Muratori è stato variamente interpretato: c'è chi (J. G. ROBERTSON, Studies in the Genesis of Romantic Theory in the Eigtheenth Century, Cambridge, 1923) è stato condotto dalla stessa tesi della sua ricerca a porre in particolare rilievo quegli elementi del pensiero muratoriano che apparivano innovatori, isolandoli però pericolosamente dal contesto e sottraendoli in tal modo al loro specifico significato storico e c'è chi (G. TOFFANIN, Arcadia, Bologna, 1946; M. FUBINI, Dal Muratori al Baretti, Bari, 1946 e Arcadia e Illuminismo, in Questioni e correnti di storia letteraria, Milano, 1949, pp. 507-516), sia pure con diverse sfumature, ha inquadrato il pensiero del Muratori nell'ambito di una Arcadia interpretata come innovatrice e quasi rivoluzionaria nonché prolungata fino ad accogliere in sé scrittori quali il Goldoni e il Parini. Appaiono però piú convincenti alcune recenti interpretazioni che, preoccupate di studiare l'opera del Muratori nel suo contesto storico e di individuarne il significato nei suoi precisi rapporti con la cultura contemporanea, hanno posto in evidenza gli stretti legami che legano il Muratori alla tradizione e a un concetto di poesia ancora aristotelico-barocco, solo parzialmente influenzato dal cartesianesimo e comunque ben distinto e lontano dal moto di rinnovamento dell'illuminismo e del cosiddetto pre-romanticismo (F. FORTI, La poetica della meraviglia, in L. A. Muratori fra antichi e moderni, Bologna, 1953, pp. 189-225; Ludovico Antonio Muratori, in Orientamenti culturali, Letteratura italiana, I minori, Milano, 1961, III, pp. 1875-1900; G. MORPURGO TAGLIABUE, La nozione di «gusto» nel sec. XVIII: Shaftesbury e Addison in «Rivista di Estetica», VII, 1962, pp. 198-228, specie pp. 200-210 ove, nel porre a confronto la nozione di gusto del Muratori rispettivamente con quelle dello Shaftesbury e dell'Addison, l'Autore dà alcune acute e storicamente documentate interpretazioni del suo pensiero). (N. del A.)

 

29

J. P. CROUSAZ, Traité du Beau, Bruxelles, 1715. Cfr. V. E. ALFIERI, L'estetica dall'Illuminismo al Romanticismo fuori d'Italia, in Momenti e problemi di Storia dell'Estetica, Milano 1959, pp. 577-746, specie pp. 621-622. (N. del A.)

 

30

Y. M. ANDRÉ, Essai sur le Beau, Paris, 1741. Cfr. R. TROUDE, Un philosophe oublié, le Père André, Rouen, 1951-1953. (N. del A.)